StepByStepIdea.com
Pagina Iniziale - Graal -

 


FONTE : E-mail giunta a mailstep@stepbystepidea.com
02/11/2007

(l'autore mi ha chiestoo di citarlo come "cinquestelle")

... concordo con il dott. Festa perchè ho potuto personalmente constatare la
veridicità di quanto afferma.
Per quanto mi riguarda, a beneficio e ad ulteriore prova di fede, riporto
quanto segue :

    E.B.

   Primo figlio spirituale di san padre Pio da Pietrelcina

- il  dossier  ritrovato -

Presentazione
La vita di Emanuele
.hanno scritto su di lui :  Francobaldo Chiocci,Renzo allegri,Rino
Cammilleri, Lello Vecchiarino.
.dal manoscritto di Emanuele :monsignor Rudolph Gerlach.



Presentazione


La vita di san Padre Pio da Pietrelcina è conosciuta da milioni di persone e
di fedeli, attraverso migliaia di pubblicazioni e di articoli, nonché da
almeno un centinaio di libri di decine e decine di scrittori, e su questo
grandissimo ed eccezionale uomo di Dio si dovrebbe - oramai - sapere tutto.
O quasi.

Mancano all'appello soltanto i motivi per cui questa meravigliosa figura del
XX° secolo fu pesantemente condannata ed ostracizzata dai vertici vaticani
dell'epoca in cui visse ed operò.
La Chiesa, in ultimo giudizio - grazie alle insistenti ed incessanti
richieste dei milioni di fedeli dell'umile cappuccino stigmatizzato, e forte
della personale intercessione di S.S. Giovanni Paolo II° - si è trovata
costretta a rivedere le sue precedenti posizioni, elevandola così agli onori
che ampiamente meritava.
I motivi di queste omissioni sono state volute e dettate dal timore di
offendere la Chiesa in cui questo santo uomo credeva e in cui obbediva, ma
soprattutto perché queste testimonianze scomparvero misteriosamente, così
come la persona che raccolse tali prove.

In questo piccolissimo stralcio che leggerete - vergato di proprio pugno con
una penna stilografica intorno alla fine degli anni "30 - compaiono nomi,
date, riferimenti, località, circostanze ed eventi che sono realmente
accaduti e che possono essere debitamente documentati.
Sono il frutto delle indagini del più accanito e strenuo difensore dell'ora
finalmente santo Padre Pio, Emanuele Brunatto,morto in circostanze
misteriose la notte del 9 febbraio 1965 a Roma, nella sua abitazione-ufficio
di via Nazionale, al numero 243.
Con lui scomparve anche il suo poderoso archivio personale.

E' una piccola, piccolissima parte di una delle sue opere di denuncia - ora
non più introvabile -  dal titolo "Gli Anticristi nella Chiesa di Cristo" da
lui scritta con lo pseudonimo di John Willougby, dalla casa editrice Aldana
e da lui fondata a Parigi, nel 1933.
Con questa opera Emanuele Brunatto esercitò fortissime pressioni alle alte
gerarchie ecclesiastiche dell'epoca, affinché venissero ritirate le odiose
ed ingiuste restrizioni imposte dal Santo Uffizio, a carico del suo
amatissimo padre spirituale.

Il "ricatto" ebbe buon fine e le restrizioni furono temporaneamente
ritirate - con decreto papale - il 16 luglio del 1933.

" E' la prima volta,nella storia della Chiesa, che il Santo Uffizio si
rimangia i suoi decreti"
(papa Pio XI° al cardinale Sbarretti - primi di luglio 1933)


La vita di Emanuele

La storia di Emanuele inizia il 9 settembre 1892, giorno in cui nasce a
Torino, in Piazza Madre di Dio al numero 5.
Il padre, Felice Brunatto, fu uno dei primi e celebri penitenti e
benefattori di don Bosco ed Emanuele,eclettico ed estroverso, fu sempre
motivo di grande preoccupazione per i suoi genitori, tant'è che nel 1911,
appena terminata l'istruzione superiore presso i salesiani e appena
maggiorenne, si sposa con una donna di due lustri più anziana e con dei
fratelli che espiavano una lunga pena detentiva per reati contro il
patrimonio, in Germania.
Il forte divario di età tra i due, nonché la discussa dirittura morale di
lei, scatena grande scandalo nella bigotta società torinese di allora,
residenza del Re e capitale del Regno: siamo oramai nel terzo millennio, ed
il fatto creerebbe tutt'ora qualche perplessità a più di un genitore
odierno.
Nel 1914 Emanuele è un acceso interventista e l'anno dopo partecipa alla
Grande Guerra nei ranghi di una compagnia di servizi, con il compito di
organizzare il vettovagliamento e il reperimento delle derrate alimentari -
e quant'altro necessario - per il sostentamento materiale delle truppe
italiane al fronte.
Spinto dal suo carattere, e sostenuto dal suo comandante di compagnia,
organizza un vero e proprio commercio clandestino. Nel frattempo conduce una
vita  agiata e si accompagna con alcune donne.
Tutto ciò scatena prima l'invidia e poi i sospetti dei suoi superiori, che
avviano così una indagine.
Messo alle strette durante un interrogatorio da parte delle autorità
militari superiori, confessa il traffico di merci destinate al mercato nero,
cercando di scagionare il suo comandante, che nel frattempo era caduto in un
periodo di forte crisi depressiva. Ciò gli valse l'immediato trasferimento
al fronte, in prima linea, ove ebbe modo di assistere alle atrocità di
quella immensa carneficina che fu la prima guerra mondiale.
Qualche mese dopo il suo trasferimento, il suo vecchio comandante si
suicidava per la vergogna dello scandalo, a seguito dell'inchiesta. E' un
duro periodo per Emanuele, al quale viene anche negato il permesso per
recarsi a casa, in punto di morte del padre.
La guerra finalmente termina ed Emanuele fa ritorno a Torino, dove si
immerge nuovamente nella sua  solita vita disordinata e ribelle. Per
sostentarsi economicamente avvia una attività nel settore del commercio di
legname da costruzione prima, e dopo come fabbricante di concimi e
fertilizzanti per l'agricoltura, ma alcuni illeciti bancari lo costringono
ad un "salutare" allontanamento da Torino.e dalla moglie.
Diventa girovago e , accompagnandosi con una certa Juliette, intraprende l'
attività nel mondo dello spettacolo itinerante : l'avanspettacolo. Diviene
poi rappresentante di una grande ditta di vini e di liquori del
centro-sud-Italia, continuando la sua abituale vita sregolata.
Ma il 20 giugno del 1919, seduto ad un bar di Napoli, legge un articolo
apparso sul  "Mattino " , quotidiano all'epoca diretto da Scarfoglio, a
firma di un certo Trevisani. Per la prima volta la stampa si occupa e si
interessa del caso sensazionale di un fraticello di un oscuro e sperduto
paesino nel Gargano, nelle Puglie.
Nell'articolo si descrive la storia di un umile e mite cappuccino, sul cui
corpo sono forse impressi i segni dell'ultima sofferenza di Gesù: le
stigmate. Vi si racconta inoltre di alcuni eventi miracolosi di guarigione ,
e di uno di questi è anche testimone diretto ed oculare lo stesso
giornalista.
La curiosità è forte, intensa e subitanea, ma Emanuele è ancora attratto dai
piaceri della vita.
Sostenuto dalla sua "buona stella" si lancia allora nel mondo dell'alta
moda, aprendo un atelier, facendo arrivare da Parigi due abili sarte e
cucitrici che, affiancate e guidate da Juliette e dalla sua prima moglie
(fatta  venire da Torino) conducono e  gestiscono gli affari ed il lavoro,
tanto che nel 1920 viene allestita e presentata una serata di alta moda , in
cui è presente tutta la nobiltà e l'alta borghesia napoletana. All'evento
mondano sono presenti anche il Re e la Regina d'Italia. Tutto procede a
gonfie vele, ma un tarlo opprime insistentemente i pensieri di Emanuele.
Un capovolgimento di sorte, dovuto anche alla impossibile situazione creata
dalla vicinanza delle due donne, crea dapprima scompiglio, poi il successivo
fallimento della attività sartoriale.
Sua moglie si allontana da Napoli e dalla sua vita,ritornando
definitivamente a Torino ed Emanuele, ridotto al lastrico ma per nulla
disperato, definisce e chiude le sue attività e si mette in viaggio per.
come si chiama quel paesino del Gargano ?   .si, San Giovanni Rotondo, per
conoscere di persona questo.già, Padre Pio da Pietrelcina.
Il momento e la storia della conversione di Emanuele è cosa nota  per coloro
che conoscono la vita di san Padre Pio, e la sua è di tipo travolgente e
totalitaria. Si installa prima nei pressi del convento (in una capanna con
il tetto di paglia, solitamente adibita alla raccolta delle olive) e poi, su
invito dell'intera comunità francescana, nella cella n° 6, accanto a quella
di Padre Pio, la n° 5.
Per sei anni la vicinanza non è solamente  "spaziale" -per così dire - ma
anche e soprattutto emotiva e spirituale : Emanuele cambia totalmente modo
di vivere e diviene la persona più vicina al frate stigmatizzato, la sua
perenne ombra, il suo officiante di Messa,il suo aiutante, suo figlio
spirituale.ed il suo personale e fidato cane da guardia !
Padre Pio lo apostrofava benevolmente " u  francese" - il francese-, ma
soprattutto " u  poliziotto" - il poliziotto- ed il perché lo scoprirà dopo.
Intanto, il 22 gennaio 1922 muore papa Benedetto XV° ed al trono di Pietro
gli succede Pio XI°,il 12 febbraio .
Il 2 giugno dello stesso anno si hanno i primi provvedimenti restrittivi all
'opera sacerdotale di Padre Pio, a cui seguiranno quelli del 31 maggio del
1923 (dichiarazione ufficiale del Santo Uffizio) e poi ancora quelli del 24
luglio 1924 (monito del Santo Uffizio),del 23 aprile 1926 (comunicato del
Santo Uffizio) e dell' 11 luglio dello stesso anno
(ulteriore comunicato del Santo Uffizio). Emanuele assiste quindi in prima
persona, addolorato ed impotente, alle iniziali prime persecuzioni e
provvedimenti restrittivi imposti dal supremo tribunale della Chiesa, nei
confronti del suo amato padre spirituale, che obbedisce  e tace
diligentemente, come gli è imposto dal suo voto sacerdotale.
Ma lo stesso voto di obbedienza non appartiene ad Emanuele, il quale
interviene in prima persona e fa arrestare il canonico-maestro elementare
Miscio Giovanni (di San Giovanni Rotondo) per una turpe e vigliacca vicenda
di ricatto ai danni della famiglia Forgione, e nel 1925 inizia a raccogliere
materiale sulle complicità e sulle malversazioni a carico dell'arcivescovo
di Manfredonia Gagliardi Pasquale, dell'arciprete di S.G.Rotondo Prencipe
Giuseppe e di un canonico dello stesso paese, Palladino Domenico, che con le
loro lettere anonime furono i primi ed iniziali persecutori del frate
stigmatizzato.


L'intera documentazione viene da Emanuele poi personalmente e privatamente
consegnata -nel giugno del 1925, su espresso consiglio di don Orione- al :
cardinale Pietro Gasparri  -  segretario di Stato Vaticano
cardinale Raffaele Merry del Val - segretario del SantoUffizio
cardinale Basilio Pompily  -  vicario di Pio XI°
cardinale Donato Sbarretti  - prefetto del Concilio
cardinale Gaetano de Lai  - prefetto alla Concistoriale
cardinale Michele Lega  -  prefetto ai Sacramenti
cardinale Guglielmo Van Rossum -  prefetto della Propagandadella Fede
cardinale Augusto Sily  -  prefettoTribunale della Segnatura
 padre  Ludovico Billot  -  superiore francescano
Monsignor Carlo Perosi  -  assessore al Santo Uffizio
Padre  Rosa  -  direttore di "Civiltà Cattolica"
Padre  Tacchi-Venturi  -  superiore gesuita .

Le sue precise indagini ed investigazioni (ecco il perché del "u
 poliziotto") convincono ed attraggono sia il cardinal Gasparri che il
cardinal Bevilacqua, che lo invitano nell'accettare l'incarico in alcune
"investigazioni nei riguardi di alcuni canonici" (documentazione del 15 e
del 19 dicembre 1927), con la carica di aiuto-visitatore-laico di monsignor
Bevilacqua.
In quel periodo organizza anche l'attività nella costruzione della villa di
Maria Pyle a San Giovanni Rotondo e del convento di Pietrelcina, che la
stessa ricca mecenate americana sovvenziona.
Viaggia instancabilmente da S.G.Rotondo a Roma, da Pietrelcina a Firenze, e
poi ancora a Bologna, Roma, S.G.Rotondo.e raccoglie numerosissimo materiale,
grazie alle sue personali investigazioni e da fonti attendibili, tra le
quali l'Archivio Vaticano, a cui ha libero accesso in virtù del suo
incarico.
Nel frattempo le misure restrittive nei confronti del suo amato padre
spirituale non si attenuavano.anzi !
Emanuele la pazienza la perde alla fine del 1927, anno in cui dovrà
allontanarsi dal convento di S.G.Rotondo a causa di "pressioni superiori" ed
inizia così a prendere forma l'idea di esercitare sue, di "pressioni", al
mondo ecclesiastico, affinché fosse ristabilita la verità. Pubblica a
Lipsia -con l'aiuto di Francesco Morcaldi, sindaco di S.G.Rotondo e suo
personale e fidato amico - "Lettera alla Chiesa" Leipzig 1929, un esplosivo
dossier di 500 pagine, a firma di Felice de Rossi , suo pseudonimo del
momento.
Lo sconcerto da parte delle autorità religiose fu grande e molte accuse
vennero lanciate da tutte e due le parti in causa, fra Brunatto e le alte
cariche religiose, e alla stesura poi dei Patti Lateranensi (11-02-1929) i
rapporti tra Emanuele e monsignor Bevilacqua si interrompono bruscamente e
definitivamente.
In quel periodo Padre Pio è invitato dalla contessa Augusta Sily nell'
accettare una quota azionaria in una società per azioni, ma non potendolo
fare per il voto di povertà che ogni frate francescano compie all'atto della
sua entrata nell'ordine, si fa quindi rappresentare da Emanuele in questa
società legata ad una serie di meccanismi innovativi per il trasporto su
rotaia, per mezzo e tramite dei brevetti degli inventori Fausto Zarlatti e
Umberto Simoni.
Tra i maggiori azionisti di questa società vi era l'alta nomenclatura
fascista dell'epoca, nelle persone dei conti Vincenzo Baiocchi,
Alessandrini, l'avvocato Antonio Angelini Rota, ecc..
Fa fare una barca di soldi alla società, vendendo i brevetti a molti stati
europei, e ne fa anch'esso, di soldi.
Tanti.
Nel frattempo che Emanuele girava per l'Europa per lavoro, l' 11 luglio del
1931 viene sancita la segregazione di Padre Pio, e nel contempo alte
autorità religiose convincono il Morcaldi nel consegnare l'intero stock di
libri (998) e 13 pacchi, tra clichès e documenti vari, al segretario della
Nunziatura Apostolica di Monaco di Baviera ,il 10-10-1931, ed in una seconda
tranche altre  21 buste di documentazione originale, ad un intermediario
ecclesiastico, il 19-10-1931.
In cambio, le  "alte autorità ecclesiastiche" si impegnavano formalmente con
il Morcaldi nel fare ritirare i provvedimenti del Santo Uffizio a carico di
Padre Pio.cosa che però non avvenne !
Emanuele intanto, tornato in Italia e venuto a sapere tutto ciò, scatena un
vero e proprio putiferio, apostrofando pesantemente l'intero entourage a cui
aveva consegnato l'intero materiale, oramai definitivamente perduto.
Si trasferisce in Francia, a Parigi, e decide di continuare la sua battaglia
scrivendo un nuovo dossier, "Gli Anticristi nella  Chiesa di Cristo" con il
nome di John Willougby (altro suo pseudonimo) nel 1933, e ne fa stampare
2000 copie, che tiene pronte  ad essere immesse nel mercato editoriale
internazionale e decidendo il 16 luglio quale data per l'uscita dell'opera,
di comune accordo con l'editore.
Mentre nella "Lettera alla Chiesa" erano smascherate le persone implicate
nelle calunnie e nelle malversazioni a carico di Padre Pio, nell'opera "Gli
Anticristi nella Chiesa di Cristo" la denuncia investe e riguarda  altissime
personalità della Chiesa di Roma. fino al trono di San Pietro.
L'oppressione nei confronti del suo amato padre spirituale.improvvisamente
cessa (p.s. il 14 luglio 1933 si conclude la segregazione di Padre Pio) ed
Emanuele decide così di non immettere il dossier nel mercato editoriale :
ritira  tutte le copie e non da seguito alla pubblicazione, pagando una
forte penale all'editore, mantenendo però l'intera documentazione.
Nel 1934  conosce e si accompagna con Arlette Champrou (Parigi 1917-Roma
1990) di venticinque anni più giovane, e con lei mette al mondo ben quattro
figli :  Paolo  (1936),Felicia (1937),Itala Monique (1938-1981) e Franca
Brunatto(1938). Le ultime due, ovviamente, gemelle.
Durante il secondo conflitto mondiale Emanuele viaggia per l'Europa per
affari, risiedendo spesso a Ginevra, mentre la sua nuova famiglia risiede
invece a Quarrata, in Toscana.
Il 9 gennaio 1940 Padre Pio manifesta apertamente e pubblicamente il suo
intento nella costruzione dell'ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza", e
il 3 giugno del 1941 Emanuele, dalla capitale francese, fa pervenire una
lettera di accredito al Credito Italiano di Firenze da parte della Banque
Italo- Francaise de Credit ( con sede sociale a Parigi, 1
Boulevard des. Capucines ) della somma di 3.500.000 franchi francesi al "
Comitato per la costruzione della Clinica di San Giovanni Rotondo - Foggia
". Con questa iniziale e cospicua donazione si gettano delle solide basi per
la costruzione dell'ospedale tanto desiderato da Padre Pio, ed inaugurato il
5-5-1956.
Alla fine del secondo conflitto mondiale Emanuele è di nuovo a Parigi,
Ginevra , Roma e fonda l'  "Associazione per la difesa delle opere e della
persona di Padre Pio da Pietrelcina ". Nel 1955 collabora e finanzia la
pubblicazione di "Legge e Giustizia", rivista di critica giuridica, diretta
dall'avvocato Giacomo Primo Augenti, con sede in via Tacito 64, telefono
311273. Dirige e sovvenziona la pubblicazione di "Franciscus", rivista dell'
Associazione dei Fondatori ed Oblatori della Casa Sollievo della Sofferenza,
con sede sociale a Ginevra in rue de Roveray 16, telefono 022-361034,
segretaria madame Sordido, ufficio di Parigi 2°, 8 rue San Marc, telefono
0815, ufficio di Roma in via Nazionale 243, telefono 484847, segretaria la
signorina Emmanuela Gomez de Teràn.
Ha quindi notevoli disponibilità economiche ed appare a tutti come un uomo
potente, cui nulla è negato. Continua ad avere contatti con alte cariche
civili, politiche e religiose, ma su espresso desiderio  di Padre Pio è
impegnato nel
vincolo del silenzio, rimanendo purtuttavia animato dal suo spirito ribelle,
che potrebbe fare scoppiare scandalo enorme.
Dopo lo sporco affare dei magnetofoni nella cella e nel confessionale di
Padre Pio pubblica, nel giugno del 1963, il
" Libro Bianco " , casa editrice AID, rue de Roveray - Geneve- (n.d.r. di
cui ne sono rimaste solo due copie ) chiedendo che venisse sottoposto all'
arbitrato internazionale dell' O.N.U. e con sue personali iniziative
sostiene la campagna a difesa e a  favore del suo padre spirituale,
rovesciando le diffamazioni e le calunnie, smascherando la congiura che
mirava unicamente nell'accaparrare i soldi che le opere del cappuccino
stigmatizzato facevano arrivare al convento di San Giovanni Rotondo, sotto
forma di offerte dei fedeli .
La sera del 9 febbraio 1965, intuendo chissà cosa, telefona al suo amico
Luigi Peroni di Roma e lo prega urgentemente di andarlo a trovare nel suo
studio-appartamento di via Nazionale. Al suo arrivo ( al commendatore non si
può dire di no..) Emanuele lo prega insistentemente di prendere in consegna
il suo materiale ( bobine,appunti,libri,documenti.) e di tenerli in custodia
in un luogo sicuro. Il Peroni è letteralmente frastornato e confuso di
fronte a tutto quel materiale, così numeroso che ci sarebbe voluta una
macchina e lui, venendo dal suo ufficio, non l'aveva con sé. Chiede quindi
un po' di tempo per organizzare il tutto, almeno una notte.
Emanuele è trovato morto la mattina del 10 febbraio, dalla donna incaricata
delle pulizie del suo ufficio-studio-abitazione. La polizia afferma che sia
stato stroncato da un infarto, altri ( tra questi il suo amico, imprenditore
veneto, Giuseppe Pagnossin ) d'avvelenamento da stricnina. Consumava infatti
i pasti facendosi recapitare il cibo da un vicino ristorante. Da una
semplice inchiesta presso la Biblioteca Nazionale di Roma è emerso che la
notte del 9 febbraio del 1965.non è successo nulla.
Nessuna notizia, nessun necrologio,nessun articolo.
Niente sul Messaggero, nulla sul Paese Sera, l'Unità,l'Avanti,il Tempo.
Il Brunatto,già morto, non esiste più, nemmeno come semplice notizia,
neppure sui quotidiani del 10, 11, 12, 13 febbraio. e non esistono più le
bobine, la documentazione, i libri, i manoscritti ( n.d.r. il giorno del suo
funerale fu fatto sparire l'intero mobilio !).
Non esiste più la sede di Ginevra, quella di Parigi, di Roma, i soldi, i
conti bancari.
Niente di niente.

Ma in una bella e soleggiata mattina di primavera . ma questa è un'altra
storia, quella di Emanuele finisce qui.

P.S. Si dice e si racconta che se vi recate sulla tomba di qualcuno
lungamente cercato, e gli ponete una - ed una sola- domanda, egli forse vi
risponderà.
Qualcuno lo ha fatto. ed Emanuele gli ha risposto.





. hanno scritto su di lui :

" Ebbe quattro nomi ed almeno due vite. Fu un comprovato libertino, ma fu
anche l'uomo cha attraversò avventurosamente due nazioni per difendere un
frate.
Per difendere San Pio da Pietrelcina.
Somiglia ad un romanzo ottocentesco, ma è tutta vera l'incredibile storia di
Emanuele Brunatto, gran peccatore e gran devoto, praticamente ignorato nella
agiografia di Padre Pio. Anche se, tra gli anni "20 e " 30 e poi tra gli
anni "60 la sua intraprendenza fu determinante per riabilitare il cappuccino
calunniato e segregato.
Fu lui ad infiltrarsi tra i persecutori del frate, a scoprirne i vizi e a
demolire le loro accuse.
Fu lui ad inserirsi con forza, coinvolgendo anche l'O.N.U., nel doloroso
conflitto tra Padre Pio e il Vaticano, tra dossiers segretissimi poi
misteriosamente rubati.
Morì misteriosamente, dopo aver telefonato ad un altro celebre convertito, l
'industriale Giuseppe Pagnossin, per confidargli :" vogliono farmi la
 pelle."
E venne rapidamente dimenticato."

da :  L'uomo che salvò Padre Pio - vita, avventure e morte di Emanuele
Brunatto-.
            di  Francobaldo Chiocci   - ADNKronoslibri-



"Emanuele Brunatto, colui che divenne il suo difensore, il suo 007, l'
amministratore del capitale che sarebbe servito per la costruzione della
"Casa sollievo della Sofferenza", per la sua condotta, per i suoi trascorsi,
era un personaggio scomodo. Molto scomodo.
Per questo le biografie ufficiali di Padre Pio lo ignorano, oppure lo citano
di sfuggita.
Sembra che gli autori non riescano a trovare giustificazioni al fatto che il
Padre abbia voluto accanto a sé quell'individuo e gli abbia affidato
incarichi importanti e delicati. Secondo loro Padre Pio, almeno in questo
caso, si era sbagliato.
Ma non fu così. Il Padre "leggeva nei cuori" ed aveva capito che in quello
di Emanuele Brunatto, insieme a tutti i difetti e le colpe, c'erano delle
eccezionali qualità che avrebbero fatto di lui un collaboratore prezioso.
Padre Pio sapeva tutto di Brunatto. Fin dal primo momento.
E nonostante quello che sapeva lo scelse subito per suo figlio spirituale".

da : I miracoli di Padre Pio
      di Renzo Allegri  - Best Sellers Mondatori-


"Quando la meretrice entrò non invitata,discinta ed in lacrime, nella sala
del banchetto e si mise profumare il capo di Gesù, tutti ne furono
indignati. Ma il Signore li mise a tacere :" In verità vi dico : in tutto il
mondo, ovunque sarà predicato questo Vangelo, sarà pure narrato quello che
essa ha fatto, a ricordo di lei"(Mt 26,13).

Un personaggio del genere c'è nella vita di Padre Pio. Quando vi irruppe,
molti se ne scandalizzarono per via dei suoi trascorsi. Ma non si può
narrare la vita del frate con le stimmate senza di lui.
Si tratta di Emanuele Brunatto, classe 1892, figura rocambolesca ed
avventurosa che accompagnò il Padre come un cane fedelissimo per tutta la
vita, mostrando i denti a quelli che lo insidiavano e intervenendo in prima
persona, a volte anche risolutivamente, quando il frate non voleva
difendersi".

da :  La storia di Padre Pio        - capito decimo : Il viveur -
          di  Rino Cammilleri        -  Piemme  Edizioni -

".Pochi sapevano che Brunatto per oltre dieci anni era andato raccogliendo
compromettenti documenti sul clero di Manfredonia che perseguitava Padre
Pio. Molti di quei documenti hanno stazionato in territorio elvetico : prima
al sicuro in una cassetta di sicurezza di una banca, poi custoditi da una
persona in Italia di cui non si conosce il nome. (..)
Scrisse un libro-verità sulle persecuzioni contro il frate del Gargano e una
copia formato lusso fu regalata - con tanto di dedica - all'allora capo del
governo, Benito Mussolini. Quel che emerge  dall'analisi di alcuni documenti
e registrazioni - molti dei quali conservati nell'archivio dei cappuccini -
è che il Brunatto aveva allestito una vera e propria rete informativa che
gli consentiva di mettere le mani anche sulla corrispondenza segreta che, ad
esempio, intercorreva tra alcuni monaci del convento e personaggi esterni,
anche del Vaticano.
Al Regio Ufficio Postale, in qualche ufficio giudiziario,in più di una
Ambasciata romana, alla Curia Sipontina, negli stessi uffici d'oltre Tevere
: Brunatto aveva conoscenze e fidati collaboratori.
Sapeva che una sorta di regia occulta cospirava contro il suo padre
spirituale, ed era stato necessario approntare mezzi da vero e proprio
contro-spionaggio (scambio di tavolette, copialettere, fotografie di
documenti, pedinamenti, lauti compensi per ottenere copie di documenti e
significative missive) senza che Padre Pio nulla sapesse, ma a sua difesa.
Lettere,copie fotostatiche ,documenti e ritagli, Brunatto li teneva
catalogati e racchiusi in numerose cartelline color marrone; una biblioteca
della quale era solito dire : "Ecco il mio tesoro. Non sono volumi, è
dinamite. Se le circostanze me lo imporranno, non esiterò ad accendere la
miccia." (.) Brunatto faceva paura  a chi sapeva di aver tutto da perdere
se certi documenti fossero stati dati in pasto alla pubblica opinione, anche
internazionale.
Bisognava fermarlo, e soltanto un uomo era capace di farlo : Padre Pio.
Da questi, infatti, "ù poliziotto" ricevette una lettera scritta nella notte
tra il 14 e il 15 marzo del 1933.

da :    Padre Pio : fango,intrighi e carte false.
          di  Lello Vecchiarino     - Bastogi Editrice Italiana-


"San Giovanni Rotondo, 14-15 marzo 1933 (1)
Caro Emmanuele, la grazia del Signore sia sempre teco.Ti scrivo la presente
per esternarti la mia sorpresa ed il mio dolore nel sentire che vuoi dare
alle stampe ciò che assolutamente non deve essere stampato non solo, ma che
nessun essere umano deve conoscere. Ed il mio dolore aumenta quando penso
che tu minacci di fare ciò se il sottoscritto non viene subito riabilitato.
Ma io assolutamente non voglio ottenere la mia liberazione o riabilitazione
con atti che ripugnano, che fanno arrossire il più volgare delinquente
.Emmanuele, mi vuoi davvero bene? Ed allora tu devi almeno per amor mio
desistere da tale proposito e non pensarvi mai più. Anzi sono a pregarti e a
scongiurarti di disfarti di tutta codesta robaccia,consegnando subito i
documenti che tieni.(.) E poi devo dirti in coscienza che non posso
assolutamente permettere che tu mi difenda o cerchi di liberare col gettare
fango , e quale fango, in faccia a persone che io, tu e tutti abbiamo un
sacrosanto dovere di rispettare.(.) Tu con la tua malaugurata stampa di
detto libro, oltre a tutto il male di cui sarai cagione, verrai a peggiorare
certamente le condizioni di tutti coloro che tu vuoi difendere.(.) Si bruci
e si consegni quanto prima a chi di dovere il tutto che vuoi stampare.
Nella speranza che vorrai ascoltarmi, ti benedico con tutta l'effusione del
cuore.

Aff.mo in Gesù e nel padre san Francesco.
F.Pio da Pietrelcina, minore cappuccino."

(1) la lettera fu scritta da Padre Pio dietro esplicita richiesta dei
Visitatori mons.Luca Pasetto e mons. Felice Bevilacqua, che giunsero a
S.G.Rotondo il 14 marzo 1933. Quindi la lettera risale al 14-15 di quel
mese. Fu datata 28 marzo 1933 e spedita il 31 da Foggia, dalla Casa
Provincializia.


da : Epistolario di Padre Pio da Pietrelcina  - libro IV°  - terza edizione
(1998)
edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.M. delle Grazie 7103
S.G.Rotondo
                        pagg  740-741-742


Dal manoscritto di Emanuele :

Rudolph Gerlach
Naturalmente, le inchieste De Samper e  Caccia Dominioni mi avevano
portato ad esaminare l'ambiente che aveva permesso ai due di godere una
lunga impunità sotto due pontificati successivi. Non si trattava , infatti,
di perseguire semplicemente l'uno o l'altro pederasta, ma di smantellare un
sistema di perversione che si era inserito nelle stanze superiori della
Chiesa.
Dovetti, di conseguenza, riesaminare il dossier di Rudolph Gerlach, che
faceva parte del sistema allo stesso titolo di Caccia Dominioni ,
De Samper., Diana, ecc. sin dall'inizio del pontificato di Benedetto XV°.(
310-311-312-313-314).
Intorno a questa mafia di invertiti che si contendevano i favori di
Benedetto XV°, un'altra mafia di Gesuiti e di prelati erano lungi dal
combattere lo scandalo e lo utilizzavano a fini personali, per mettere a
profitto le miserie del
     -----------------------------------------------------------
le cui tragiche ribellioni di Benedetto XV° ed i suoi disperati ritorni alla
pietà erano visti come un pericolo dalla clicca infame :
Rodolfo Gerlach, aspirante ufficiale, era stato espulso dalla armata tedesca
per un affare di falso. Nel 1907 entrava nel collegio salesiano di Friburgo,
continuava i suoi studi al Capranica di Roma, e finalmente veniva ordinato
sacerdote al Collegio dei Mobili. Prestò alla corte pontificale in qualità
di cameriere secreto partecipante. Bel giovane, fu per un certo tempo il
preferito di Benedetto XV°( 315-316). Gerlach non perdeva il suo tempo nell'
alcova papale., ma era l'agente, il più efficace ed attivo dello spionaggio
tedesco in Italia. Lavorava al sicuro nello splendido osservatorio vaticano,
situato nel cuore del Paese, e dove affluivano le notizie e i personaggi ben
informati del mondo intero. Sotto pretesto di propaganda nei giornali
cattolici, cominciò a distribuire i fondi tedeschi per assicurarsi delle
complicità nella corte pontificale ed alla segreteria di Stato.
(317-318-319-320). Appoggiato dai Gesuiti che  aspiravano alla revisione
della famosa legge di Bismark, egli
---------------------------------------------------------------

organizzava per mezzo della stampa una campagna disfattista e
antinazionale.(321-322) Nel contempo operava da collegamento tra i servizi
di spionaggio francesi ed italiani.(323-324). Aveva un servizio speciale nel
porto di Genova, che controllava le più importanti importazioni d'
armi(325)mandava spie in abito sacerdotale sul fronte(326) raccoglieva
informazioni economiche, militari e politiche nei rapporti segreti dei nunzi
apostolici(327-328-329-330.-331) si serviva di preti e prelati per
corrispondere col barone Stocckmaker, capo dei servizi di spionaggio degli
Imperi Centrali, ed utilizzava a fini spionistici, il corriere diplomatico
nella persona di monsignor Tedeschini(332-333-334), riceveva da Parigi i
piani di difesa della capitale, viaggiava all'estero munito di lasciapassare
vaticano, raccoglieva informazioni sugli spostamenti di truppe verso i
Balcani e li trasmetteva ai sottomarini tedeschi operanti nel
Mediterraneo(335-336-337),finanziava la ribellione dei disertori nelle
foreste della Sila e degli agrumeti calabresi e siciliani(338-339-340-341).
-------------------------------------------------------------------------
Contribuì ad organizzare il disastro della Leonardo da Vinci(342). In una
parola, Gerlach era divenuto l'eroe dello spionaggio tedesco in Italia, e si
guadagnava le più alte decorazioni. Ma una improvvisa irruzione dei servizi
italiani di contro-spionaggio in certi ambienti sospetti di Zurigo ,rivelò
le sue attività e quelle di alcuni suoi complici. Gerlach, avvertito, fece
operare le più gravi minacce del Pontefice. La segreteria di Stato negoziò
febbrilmente con il governo italiano ed ottenne di far partire, sotto
scorta, la spia in Svizzera, dove fu accolto nel quartiere generale della
Compagnia di Gesù, insediato a Einsiedeln presso Zizers (343-344-345-346).
Il processo contro Gerlach ed i suoi complici si aprì il 12 Aprile 1917
dinnanzi al Tribunale Militare di Roma.Fra gli imputati figurava Giuseppe
Ambrogetti, invertito iscritto negli schedari della polizia, segretario di
Gerlach e familiare della alcova di Benedetto XV°.  Il padre Massaruti,
superiore gesuita, i monsignori Tedeschini, Ciccone nonché il Prefetto della
Biblioteca Vaticana, monsignor Achille Ratti, l'Ammiraglio della Chiesa e
fratello del Papa, il comandante della guardia Svizzera, il seminarista del
Vaticano, i direttori dei giornali cattolici.nessuno
------------------------------------------------------------------------
mancò all'appello per difendere la spia (347-348-349-350-351-352). Il
Tribunale condannò mons. Gerlach, contumace, all'ergastolo. Il giorno dopo
la sentenza questi dedicava a suo padre una fotografia, in cui faceva
sfoggio delle sue recenti decorazioni : croce di ferro, gran cuore di
Francesco Giuseppe, ordine (..) di Baviera, merito civile Bulgaro, croce a
collare dei Castellani tedeschi, croce di Ludovico di Baviera,ecc..(353).
Poco tempo dopo, lasciata Einsiedeln ed i suoi amici gesuiti, Rudolph
Gerlach reclamava la restituzione del denaro lasciato a Roma.ed anche un po'
di più, che gli venne facilmente accordato : con la minaccia di pubblicare i
documenti in suo possesso, ottenne una forte indennità(354-355).
Nel 1921, la celebre spia si sparava a Baden-Baden (356).

 

Al Festa(Non ho potuto constatare, che tale scritto contenga verità o falsità, tantomeno la reale appartenenza dello stesso... ma non potevo non pubblicarlo)

..e per scriverci

mailstep@StepBystepIdea.com